Lettera di don Lorenzo Milani
Caro Gianni, ieri m’hai fatto un po’ patire perché noialtri campagnoli quelle poche notizie che ci vengono dalla città le beviamo per vere. Sul mio popolo non mi frega nessuno, ma sui cittadini sono in balia dell’informatore che mi ispira più fiducia. Io ieri t’ho ascoltato colla fiducia illimitata di te che avevo fino a tre minuti dopo la tua partenza. Tre minuti dopo la tua partenza ho attentamente esaminato il bagaglio di idoli che m’avevi infranto. Purtroppo come sai ne avevo anch’io di idoli infranti. Ma ieri sera è stato troppo. Fino a ieri p. es. usavo consolare i miei ragazzi colla promessa d’una redimibilità della parte migliore della DC. Dicevo loro che colle preferenze potremo ricostruire un partito cristiano fatto tutto di sindacalisti e di massaie. Della CISL m’hai insinuato invece il sospetto d'infiltrazioni dell’area del dollaro. Dell’Acli massa di manovra ecclesiastica. Di Fanfani conformismo. Di La Pira paternalismo. Dell’ACI merda. Di Pio XII merda. Di De Gasperi merda. Di Adesso merda. Di Dossetti disperazione (1). Oppure no forse qualcosa di peggio. Di Dossetti stima illimitata. Ma in questa stima per l’uomo, che s’è trovato solo nel deserto quasi un invito anche a me a dire siamo soli. Sentirci due o tre dalla parte di Dio e tutto il resto nel più sporco tradimento. In questa conclusione c’è certo lo zampino di Satana perché lui se n’è riservati 7000 che non hanno piegato il ginocchio dinanzi a Baal e la cui bocca non l’ha baciato (rileggi per piacere tutto l’episodio in I° Re 19,14). Dunque a priori io dico che certamente tu ieri m’hai ingannato. E non per malizia quanto forse perché ti sei ingannato anche te. Ti chiedo ora la carità di tornare presto oppure di scrivermi rimediando al male fatto con un esame più preciso del valore degli uomini c delle cose da cui risulti che se “non” l’ottimismo cattolico (altrettanto satanico) dei giovani d’A.C. almcno 3 soldi di speranza sono il segno sicuro fondato statistico dimostrato che non si lavora nel deserto, ma nel seno della grande Ditta di Dio. Non assorti in contemplazione del nostro ombellico, ma d’un cielo pieno di promesse speranze realtà certezze. Io non ti chiedo la carità d’aver pietà di me che di dolori ne ho avuti già abbastanza perché chi per pietà finga ciò che non credi, riformi giudizi d’uomini c di cose che invece ponderatamente hai dato. Ti chiedo solo la carità di riesaminarli seriamente (questi giudizi) perché se come spero non tutto era ponderato tu possa ricostruirmi qualche notizia buona da dare ai miei giovani. Te di parole ne dici e senti tante perché sci in città. Noi di campagna se ne sente così poche e quelle poche abbiamo il tempo di ruminarle e diamo quindi loro più valore che voi: ci costruiamo sopra. Se torni te ne sarò grato. Se mi scrivi ti raccomando la calligrafia e la chiarezza. E scusa questa lettera che tu forse potresti scrivere a me com’io la scrivo a te. Ma siccome io son in convalescenza, te la scrivo io. Se Dossetti passa da Firenze fammi la carità di farmelo sentire. Io non do molto peso a tutte queste cose perché ormai mi son rinchiuso nel guscio di S. Donato. Non ti chiedo vaste amicizie, combutte, chiesole, movimenti, discussioni profonde con gente che m’è affine, massoneria cristiana di sinistra, società di mutuo incensamento. Mi contento solo che se tu non ne hai prove schiaccianti tu non mi distrugga quel filo ch’io tenevo di legame alla Ditta, di speranza, quello insomma con cui speravo di non esser più un “genio isolato e superiore », ma una intelligente rotellina fra le tante della grande macchina di Dio. Un abbraccio affettuoso dal tuo Lorenzo
1. Giuseppe Dossetti che era stato 1'ispiratore della sinistra cattolica rinunciò al suo mandato parlamentare per fondare a Bologna il “Centro di studi sociali”. Una comunità di religiosi laici alla quale avrebbe dedicato la propria vita fino al1’ordinazione sacerdotale nel 1958.
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